Il nostro primo retreat aziendale: come lo abbiamo organizzato e perché continueremo a farlo
Ormai ad Ottobre 2022, abbiamo organizzato il nostro primo retreat aziendale. Ci abbiamo messo un po’ a “processare” l’esperienza e a mettere in fila i pensieri ma è stata una fantastica occasione per ritrovarci ad interagire dal vivo, dopo tanto tempo. Per questo, vogliamo raccontarti tutto nel dettaglio.
Prima di andare avanti però, facciamo un piccolo passo indietro per spiegarti come sono cambiate le cose in Nephila negli ultimi anni e come ci siamo adattati al cambiamento. In Nephila, il lavoro da remoto è una realtà da ben prima che il mondo venisse afflitto da una pandemia. Da sempre, nel nostro team, abbiamo avuto persone in collaborazione a distanza, anche se la maggioranza di noi lavorava in sede dall’ufficio.
Con l’arrivo del COVID la modalità di lavoro è cambiata per ogni persona del team e siamo diventati a tutti gli effetti un’azienda che predilige il remote-working.
Questo per noi ha significato affrontare tanti cambiamenti a livello di abitudini, processi e strumenti lavorativi. Siamo passati da vederci ogni giorno in ufficio, ed avere modo di fare due chiacchiere, prendere un caffè, o fare retrospettive e pair programming dal vivo, a dover trasferire tutte queste attività online. Sicuramente, essere già abituati a collaborare da remoto con altre persone ci ha aiutato molto.
Con il remote working abbiamo capito che dovevamo riservare tempo e impegno a curare l’aspetto relazionale del lavoro di team. Quindi abbiamo cercato di creare occasioni in cui continuare a sentirci e semplicemente interagire tra di noi anche a distanza. Si sono create delle vere e proprie routine che ancora sussistono o a cui abbiamo dato un forma più cadenzata, come i Camera Cafè. Il nome è un omaggio alla famosa serie comedy di Italia Uno. Si tratta di appuntamenti che avvengono una volta ogni due settimane, in cui ci ritroviamo per chiacchierare - come si fa in azienda davanti alla macchinetta del caffè - o svolgere qualche attività ludica insieme. L’ultima volta, ad esempio, abbiamo fatto una sessione su Mirò con scopi molteplici: capire come era andata la giornata, creare il proprio avatar per capire come ci vediamo sul posto di lavoro, e in generale fare un'attività insieme.
Nel frattempo l'acqua sotto i ponti ha continuato a scorrere: ci sono stati nuovi ingressi nel team, che hanno richiesto una gestione degli onboarding online con un'interazione di persona molto limitata. Facciamo in modo che i primi giorni di lavoro, le nuove persone che entrano nel team, li passino in sede, e che incontrino alcune delle persone con cui lavoreranno a più stretto contatto.
Per noi, abbracciare stabilmente il remote working è stato un processo naturale. Quando è arrivato il momento di decidere se tornare o meno in ufficio, abbiamo scelto insieme di mantenere questa metodologia di lavoro che ci permette di conciliare meglio vita privata e professionale, di avere una certa flessibilità oraria oltre che geografica: possiamo lavorare da qualsiasi posto nel mondo, entro certi limiti.
Così, quando abbiamo deciso di lasciare il vecchio ufficio, è stato spontaneo pensare di creare una nuova sede lavorativa costruita sulle nostre nuove esigenze di lavoro agile. È un ufficio pensato per accoglierci in occasioni di attività di gruppo o eventi, ed attrezzato per ricevere chi desidera ogni tanto lavorare in sede.
Appena è stato possibile, abbiamo deciso che era giunto finalmente il momento di sfruttare la nuova sede ed organizzare il nostro primo retreat aziendale. Un’occasione per ritrovarci tutti e tutte insieme dopo tantissimo tempo, conoscere chi è entrato in squadra ma ancora non avevamo avuto l’opportunità di incontrare dal vivo, fare attività di team building e una bella retrospettiva. Ci mancava attaccare i post-it su una lavagna vera!
Il Retreat
Abbiamo organizzato il retreat nelle giornate dell’11 e 12 Ottobre con l’obiettivo di dedicare la maggior parte del tempo a stare insieme e svolgere attività di team building, visto il tanto tempo trascorso senza vederci di persona. Dovevamo recuperare il tempo perduto, conoscere le persone che sono entrate nel team nell’ultimo anno, e passare insieme del tempo di qualità per rafforzare lo spirito di squadra.
Sono stati due giorni intensi, ricchi di emozioni e divertimento, in cui abbiamo cercato di trovare un equilibrio tra attività di svago, momenti di team building ma anche sessioni di pair programming.
Quello che vedi qui sotto è il programma delle attività, suddiviso per le due giornate, che adesso vedremo insieme nel dettaglio.
Workshop Sindrome dell’Impostore
Durante la prima giornata di retreat, dopo una buona colazione, le presentazioni con chi ancora non avevamo avuto modo di conoscere, due chiacchiere e qualche minuto per ambientarsi nel nuovo ufficio per chi ancora non era venuto in sede, l’attività principale che ha occupato la mattina è stata il workshop sulla Sindrome dell’Impostore.
La Sindrome dell’Impostore è una condizione psicologica per cui tendiamo a non sentirci all’altezza della situazione, a dubitare delle nostre capacità e competenze e di conseguenza a sminuire i traguardi raggiunti. In ambito lavorativo è un aspetto che ha un forte impatto sulla decisione di cogliere o meno un’opportunità, su come tendiamo a vivere la gestione del lavoro, e il contributo che una persona può dare su un progetto. Essere a conoscenza dell’esistenza di questa condizione aiuta ad essere consapevoli di queste dinamiche e soprattutto a disinnescarle.
Il workshop è iniziato con un parte introduttiva in cui Sabrina ha dato qualche accenno teorico sul fenomeno spiegando di cosa si tratta, quali sono i “sintomi”, e quali sono le dinamiche in cui si manifesta.
Alla parte teorica, è seguita una parte pratica guidata da Fiorella che ha visto più fasi:
1. Ad ognuno e ognuna di noi è stato chiesto di presentarsi dicendo chi siamo e quali sono i nostri hobby e passioni.
2. Finito il giro di presentazioni, Fiorella ci ha guidato nel vivo della seconda attività: prendere penna e post it e scrivere dei complimenti che ci piacerebbe ricevere o che vorremmo fare ad altre persone, non solo in ambito lavorativo, ma anche nel contesto della propria sfera di vita personale. Una volta scritti, li abbiamo attaccati tutti sulla lavagna.
3. Nella fase successiva abbiamo letto e commentato ogni post-it. È nato così un confronto che ha generato un intenso scambio di riflessioni su quanto poco spesso riconosciamo a noi stessi e agli altri i propri “meriti”. Anche dire semplicemente “grazie per il tuo lavoro”, “grazie per il tuo aiuto” alimenta sia l’autostima di chi riceve quel complimento, che si sente apprezzato, riconosciuto e utile, ma rafforza anche le dinamiche di team working. Una volta commentati tutti i post-it, tramite dot-voting abbiamo votato quelli con i complimenti che ci sono piaciuti di più.
4. Nello step finale del workshop, Fiorella ci ha incaricato prima di scegliere una persona del team con cui collaboriamo ogni giorno e di rivolgerle un complimento; e infine, di fare un altro giro di complimenti con chi invece ci troviamo meno spesso a collaborare.
È stato un momento molto emozionante, in cui tutti noi ci siamo ritrovati a ringraziarci per il lavoro e la collaborazione svolti ogni giorno. Ad un certo punto la situazione è anche sfuggita di mano perché tutto il team ha iniziato a dirsi grazie, e a chiacchierare senza fermarsi. Un chiaro segnale di quanto avevamo voglia di confrontarci e stare insieme.
Se vuoi saperne di più sulla Sindrome dell’Impostore, consulta queste risorse:
- This article isn’t very good. How Product Leaders can better understand and live with Imposter Syndrome (Part 1)
- Breaking the cycle of self-doubt: 5 ways to stop feeling like an imposter (Part 2)
- Sindrome dell'impostore - My life is a cartoon
- Combattiamo l’impostore - Pointer Podcast e Fuzzy Brains
- Pensavo di essere io... invece è la Sindrome dell'Impostore - Florencia Di Stefano
- The Imposter Cure: Escape the mind-trap of imposter syndrome - Dr. Jessamy Hibberd
Working time e Pair programming
Nel corso delle due giornate di retreat abbiamo riservato del tempo al cosiddetto Working time, ovvero al controllo di task e urgenze sui progetti di clienti che, nonostante avessimo deciso di prenderci queste due giornate per noi, non potevamo lasciare a loro stessi. In particolare, abbiamo cercato di sfruttare questo tempo per organizzare sessioni di pair programming. Da un po’ di tempo, ormai, il lavoro che svolgiamo in produzione è organizzato in micro-team per progetti. Il retreat è stato un momento prezioso per far interagire questi team finalmente dal vivo, in modo da creare la possibilità di scambiare conoscenze, confrontarsi e anche supportarsi sui task o sugli aspetti più ostici del progetto. Quotidianamente facciamo sessioni di pair programming, a distanza, ma avere l’opportunità di farlo anche dal vivo è qualcosa che contribuisce a rafforzare lo spirito di squadra, l’armonia e l’affiatamento del team.
Retrospettiva aziendale su lavoro full-remote
La retrospettiva sul full-remote working è stata l’attività principale della seconda giornata. Dopo tanto tempo, ci siamo ritrovati riuniti nello stesso posto, e l’occasione di fare una retrospettiva su ciò che sta funzionando o meno nei nostri flussi di lavoro da remoto era troppo ghiotta per rinunciarvi.
Prima di buttarci nella retrospettiva vera e propria, Fiorella ci ha coinvolto in un’attività rompighiaccio, anche con l’obiettivo di farci conoscere ancora di più tra di noi. Abbiamo gonfiato dei palloncini, sopra i quali abbiamo dovuto disegnare il nostro stato d’animo in quel preciso momento. Non solo, fatto questo, a turno ci siamo rivolti delle domande/curiosità per conoscerci meglio. C’è anche chi, colto alla sprovvista, e non sapendo cosa chiedere, ha tentato di fare trabocchetti chiedendo qual è la capitale della Svezia! :)
Finita questa attività, siamo entrati nel vivo della retrospettiva per cui abbiamo adottato il framework Worked well - Kinda worked - Didn’t work. Ci siamo presi dei minuti per riflettere su cosa sta funzionando, cosa sta funzionando abbastanza, e cosa invece non sta proprio andando bene e abbiamo trasferito tutto sui post-it. Fatto questo, li abbiamo posizionati sulla lavagna nelle relative colonne. A questo punto, ognuno ha commentato e spiegato i propri post-it; in questo modo si è creato un confronto da cui sono nate riflessioni, spunti e nuove idee da mettere in atto per migliorare il nostro flusso di lavoro da remoto. Per finire, abbiamo fatto un dot voting per capire quali istanze erano sentite con più urgenza e decidere su quali lavorare per prime.
Un esempio? È venuto fuori che mai come adesso dobbiamo impegnarci per ritagliarci degli spazi per socializzare tra di noi, sia da remoto che dal vivo, perché per molti di noi l’assenza di occasioni per relazionarsi in presenza è molto sentita, e che ad esempio gli appuntamenti online che abbiamo iniziato ad organizzare, i Camera Café, stanno funzionando molto bene. Ma la retrospettiva ha riguardato moltissimi altri aspetti, come le modalità in cui collaboriamo a distanza, la gestione dei task, le riunioni, gli allineamenti sui percorsi di formazione interna e tantissimo altro.
Commentare ogni singolo post-it, confrontarsi e riflettere insieme è stata un’attività lunga che ha impegnato tutta la mattina e una parte del pomeriggio, ma è stata sicuramente necessaria per capire quali sono gli aspetti che dobbiamo migliorare attraverso i feedback delle persone che vivono l’azienda ogni giorno.
Ti regalo un libro!
Per ogni giornata abbiamo previsto i giusti momenti di convivialità: colazioni, pranzi e aperitivi, non ci siamo fatti mancare nulla. In particolare però, il pranzo della seconda giornata, è stato speciale. Al termine del pranzo, infatti, ci siamo tutti e tutte riuniti/e e ognuno di noi ha ricevuto in regalo un libro da leggere. Non è stato un vero e proprio regalo a scatola chiusa, qualche settimana prima del retreat abbiamo fatto un sondaggio interno sui libri che ognuno di noi aveva desiderio di leggere.
Ci siamo regalati queste letture, ma con un obiettivo: al prossimo ritrovo aziendale, scambiare il libro ricevuto con quello di un’altra persona del team. È un modo per scoprire nuovi mondi, scambiare conoscenze con cui non abbiamo a che fare in prima persona ma che riguardano le persone che lavorano insieme a noi, e quindi per ampliare le prospettive.
Ok, sappiamo che la curiosità è tanta e adesso vuoi sapere quali sono i libri che ci siamo regalati.
Ecco la lista:
- Decoupled Django - Valentino Gagliardi
- Basta dirlo. Le parole da scegliere e le parole da evitare per una vita felice - Paolo Borzacchiello
- Critica portatile al visual design - Riccardo Falcinelli
- La caffettiera del masochista. Il design degli oggetti quotidiani - Donald Norman
- Corso di intuizione - Frederick E. Dodson
- User experience design - Debora Bottà
- Inclusive Design for a Digital World: Designing with Accessibility in Mind (Design Thinking) - Regine M. Gilbert
- Fluent Python - Luciano Ramalho -O'Reilly
- Designing Data-Intensive Applications - Martin Kleppmann -O'Reilly
- The Five Dysfunctions of a team - Patrick Lencioni
- Social recruiting, soft skills e neuroscienze - Demetrio Macheda
- Technology & Society - Deborah G. Johnson, Jameson M. Wetmore
- Assertività ed emozioni - Franco Nanetti
- Data storytelling. Impara a trasformare le tue analisi in una narrazione comprensibile da chiunque - Fabio Piccigallo
- Software Architecture: The Hard Parts: Modern Trade-Off Analyses for Distributed Architectures - Neal Ford-O'Reilly
Leggi anche: 11 libri per chi lavora nell’ambiente tecnologico consigliati dal team Nephila
Perché continueremo ad organizzare retreat
Questa è stata la nostra esperienza da cui ci portiamo a casa una certezza: continueremo ad organizzare retreat aziendali. Ormai, con il 2023 alle porte e una pandemia alle spalle, sono noti ai più i vantaggi del remote working, e sono anche il motivo per cui abbiamo scelto questa modalità di lavoro. Allo stesso tempo, sono conosciuti anche gli aspetti più critici, primo tra tutti quello relazionale. Lavorare a distanza richiede una certa attenzione su questo tema affinché non vengano compromesse la costruzione di relazioni solide all’interno dei team, la creazione di un sano spirito di squadra e un buon clima aziendale.
Quindi, continueremo ad organizzare retreat aziendali perché sono un ottimo strumento di gestione del remote working e nello specifico per:
- conoscerci, coltivare e rafforzare le relazioni all'interno del team con l'obiettivo di incentivare la collaborazione, il team building e creare un ottimo spirito di squadra;
- rinsaldare il clima di accoglienza e armonia che si respira tra chi già lavora in azienda e trasmetterlo a chi entra a lavorare con noi;
- favorire lo svolgimento di attività collettive e percorsi di crescita in comune, con l'obiettivo principale di scambiare conoscenze, confrontarsi e ampliare le prospettive; stare semplicemente insieme…e avere una scusa in più per bere e mangiare! ;)
Per il nostro primo retreat aziendale è tutto. A questo punto, come sempre, vogliamo sapere che ne pensi. Anche la tua azienda organizza questo tipo di attività? Vorresti che li organizzasse? Pensi che siano momenti importanti? Ti aspettiamo nei commenti.
Continua a leggere il nostro blog per scoprire di più su come Nephila vive il mondo tecnologico e sulle esperienze che viviamo ogni giorno.
Alla prossima!